Bologna, 16 aprile 2019
La promessa è di tornare a celebrare la Liberazione dal Nazi-fascismo nella sede storica di via Casarini, 25, dove si sono consumati i drammi della guerra e della Resistenza e anni dopo le vicende che causarono ieri e ancor oggi la STRAGE dell’AMIANTO.
Una promessa solenne, che significa continuare la battaglia affinchè il vecchio stabilimento torni ad essere il luogo della Memoria, con i monumenti, il Museo e un luogo di vita restituito alla città di Bologna.
Quest’anno il 74° anniversario della Liberazione vedrà i lavoratori e le lavoratrici, convocati dalla RSU dello stabilimento, riaffermare quei valori, attuali ancora oggi, nella sede del LAZZARETTO
il giorno 19 aprile 2019 dalle ore 10.30 alle ore 12.30
c/o OMC componenti Bologna – Via del Lazzaretto, 16
Interventi:
- Saluti del responsabile dello stabilimento
- Intervento dei Delegati Sindacali
- Posa e benedizione della corona di alloro al Monumento dei Caduti della Resistenza e del Lavoro
- Intervento conclusivo di
Simonetta Saliera
Presidente dell’Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna
Sono invitati i lavoratori e le lavoratrici, e tutti coloro che vogliono ricordare quegli eventi e tenere vivi quei valori.
Quest’anno la Celebrazione si carica di ulteriori significati, lo smantellamento dell’attività produttiva dal vecchio stabilimento di Via Casarini, la necessità di tenere viva attraverso il Museo della Memoria delle Officine (al momento parzialmente allestito presso la Assemblea Legislativa Regione Emilia-Romagna), lo spostamento dei Monumenti, che dovranno, nel momento in cui sarà possibile il recupero alla città di Bologna del vecchio stabilimento tornare al loro posto.
AFeVA Emilia Romagna chiede a tutti gli ex-esposti amianto, ai familiari delle vittime, ai cittadini Bolognesi di esserci a testimonianza della determinazione di continuare a battersi per la Bonifica, per la Salute, per la Giustizia, per il Lavoro.
L’ intervento del Presidente di AFeVA Emilia Romagna – Andrea Caselli
nel corso di una serata sulla resistenza nelle Officine grandi riparazioni e nelle fabbriche Bolognesi a Venti Pietre 27 ottobre 2018
Dal 1 luglio 2018 lo stabilimento OGR di Via Casarini, 25, ha cessato le attività produttive.
Ma la storia delle Officine Grandi Riparazioni non è finita.
Non è finita perché l’attività produttiva è ripresa presso il “Lazzaretto”, dove i lavoratori continueranno a lavorare per la manutenzione del materiale rotabile.
Non è finita perché continua oggi e continuerà domani lo stillicidio di morti a causa del Mesotelioma, il tumore da amianto.
Non è finita, perché continuano le battagli sindacali per i diritti dei lavoratori e per il diritto alla salute.
Ma non è finita nemmeno la storia dei luoghi, dello stabilimento di Via Casarini 25, dove si sono svolte le storie della resistenza che avete ascoltato.
Dove il comportamento criminale della dirigenza delle Ferrovie ha causato centinaia di morti per l’amianto.
Dove alla fine degli anni ’70 i lavoratori dell’Officina , un consiglio dei delegati cosciente e coraggioso con il sostegno del sindacato, ha aperto una lotta per la salute e per la cessazione dell’uso dell’amianto, dove giovani medici del lavoro dei servizi territoriali, grazie alla riforma sanitaria del 1978, vengono chiamati all’interno dello stabilimento come tecnici di fiducia degli operai, con inchieste basate sul principio della “soggettività operaia”, in contrapposizione ai medici del Servizio Sanitario delle Ferrovie collusi con le responsabilità delle Ferrovie.
La memoria di tutto questo deve diventare un Museo, quello costruito in trent’anni dagli operai e che le ferrovie volevano portare via da Bologna.
Un Museo che deve crescere, raccogliendo anche tutti i documenti che certificano quelle vicende, dell’amianto ma anche del lavoro (l’OGR era chiamata “L’università della manutenzione”), delle lotte sindacali per la salute.
Un museo che parla e vive, che sappia dialogare con le nuove generazione, con i nuovi studiosi che vogliono riannodare i fili della storia per capire chi siamo oggi e cosa possiamo costruire per il domani, che possano riunire i frammenti sparsi della nostra storia per ricomporre una visione più coerente della nostra complessa identità sociale e urbana.
Lo stabilimento delle Officine è sempre stato invisibile alla città.
Il lungo muro di cinta lo ha separato fisicamente agli sguardi dei cittadini, poco si sapeva del lavoro che si svolgeva all’interno, poco dei drammi e delle battaglie.
120.000 mq separati dal resto della città, incuneato fra i Prati di Caprara e l’area del Ravone. Uno stabilimento che porta sulle spalle 100 anni di storia, di vita e di morte, forse destinato dalle Ferrovie dello stato ad essere fonte di rendita immobiliare, forse destinato ad una lunga agonia fatta di degrado urbano, uno dei tanti NON luoghi della città post-industriale.
Dice Francesco Maria Battisti nel 1983 in una intervista su Mondo Operaio:
“la funzione primaria dell’archeologia industriale: impedire che tutto si dissolva in macerie, ruggine, marciume, cioè si trasformi inevitabilmente in storia orale, impedire che il passato sia attingibile solo più attraverso documenti cartacei, o tramite immagini fotografiche.”
Noi non ci stiamo. E’ in quello stabilimento, in quel luogo fisico che deve rimanere il luogo della memoria, la potenza evocativa degli spazi, lì va collocato il museo, lì devono rimanere i monumenti che ricordano Italo Boccafogli e gli altri caduti della resistenza e della guerra, lì deve rimanere il monumento alle vittime per il lavoro e per l’amianto, a ricordarci il loro valore umano, e a ricordarci gli scellerati comportamenti di chi ha taciuto ed ha ignorato il giuramento sulla costituzione repubblicana.
L’area OGR va Bonificata. Per questo un anno fa abbiamo chiesto ed ottenuto che diventasse un Sito di Interesse Nazionale per la Bonifica.
Lo stabilimento va recuperato assecondando i bisogni dei cittadini del quartiere e della città, si deve spezzare l’esclusione dell’area dalla città.
La luce che penetra dal tetto dello stabilimento deve tornare ad illuminare la vita, prima era quella del lavoro, domani quella che pulsa di memoria e di attività culturali, di nuovi lavori, di socialità.
Per questo vi chiediamo di condividere la nostra battaglia, per una diversa idea di identità urbana, di progetto urbanistico, di lettura storica. E’ ora di dire basta al nulla delle merci e dell’oblio, che tanti danni sta producendo nella vita sociale e politica del paese.
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